STORIA

 

 

 


L’evoluzione dei cantieri Baglietto dalle origini al 1983

01.

Le origini e gli esperimenti sull’acqua

Pietro Baglietto nasce a Varazze (SV) nel 1841 e apre il suo primo cantiere in un orto a 100m dal mare.
Dopo un primo tempo trascorso a costruire piccole barche a remi, tra cui la Jole donata a Papa Leone XIII, Pietro inizia a realizzare anche barche a vela. Nel 1876 debutta con il cutter Rosy per il conte Ponza di San Martino di Torino, e nel 1890 ottiene la concessione per un cantiere sulla spiaggia dove vara la prima barca a deriva mobile in Liguria, Cisco e, agli albori della motonautica, si cimenta con i primi canotti automobili.

Nel 1906 viene varato Giuseppina per Decio d’Ali di Trapani, il più grande yacht a motore con vela ausiliaria dell’epoca (22,60m), e nel 1908 nasce un vero cantiere in muratura su cui appare la scritta S.I.A.M. (Società Italiana Automobili Marittime).

Innovazione e sperimentazione portano il cantiere Baglietto a costruire il primo idroplano con i motori ideati da Crocco e Ricaldoni, ingegneri del Genio Aeronautico, e a sviluppare progetti per gli antesignani dei moderni aliscafi e a realizzare in seguito alle navicelle dei primi dirigibili, un gran numero idrovolanti.

Il cantiere nel 1911 passa nelle mani di Bernardo, figlio di Pietro, coadiuvato dal fratello maggiore Giobatta, di ritorno da San Francisco dove era emigrato ai primi del ’900. Il terzo fratello Stefano, mentre presta servizio militare in aviazione, muore nel 1919 in seguito ad un incidente di volo.

Il cantiere nel primo periodo bellico arriva a occupare ben tre diverse sedi, compresa la C.I.V.E.S. – Costruzione Idrovolanti Varazze E Scuola-, la nuova fabbrica di idrovolanti. È questo il periodo della produzione dei M.A.S.Motoscafi Armati Siluranti– per la Marina Militare Italiana che sostiene e incentiva la ricerca e la sperimentazione.

A cavallo degli anni ’20 entra in cantiere anche il quarto fratello Vincenzo Vittorio, militare del Genio Aeronautica che ha studiato ingegneria navale a Glasgow. Grazie a lui in cantiere vengono progettati e costruiti motoscafi da corsa con la struttura in alluminio alleggerito di tipo aeronautico che riusciranno a conquistare il record mondiale di velocità negli U.S.A oltre a soluzioni innovative per la carena dei MAS che vengono adottate e vendute anche alle marine militari di Cina, Giappone, Finlandia e altri stati.

Dopo la prima guerra mondiale vengono realizzati moltissimi yacht a vela e a motore per committenti sempre più importanti e in cerca di novità. Il cantiere è cresciuto grazie ad un ufficio tecnico dove si sfidano ogni giorno le regole della tradizione e più di quattrocento operai che con passione e maestria producono su misura tutti i componenti necessari alla realizzazione di barche uniche al mondo.

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02.

Il mito della velocità

Nel primo dopo guerra i canotti Baglietto sono le automobili marittime più apprezzate ai meeting di Cannes, Nizza e Principato di Monaco. Il mito della velocità enfatizzato anche dal Futurismo impazza negli anni ’20 e ’30 in cui arte e industria vanno a braccetto. In questo contesto i Baglietto si cimentano nella produzione di scafi veloci, sia a vela che a motore. Con l’apporto tecnico di Vincenzo Vittorio Baglietto il cantiere sviluppa una vera e propria attitudine alle tecniche sperimentali supportata da un grande tradizione.

Negli anni ’20 e ‘30 alcuni bolidi Baglietto tipo “racer” come Cabac e Cabar, Alagi, Ravanello, Lia e Asso occupano tutti i primi gradini dei podi delle gare europee ed internzionali e conquistano record di velocità con i motori italiani più performanti dell’epoca: Fiat Motori Marini, Alfa Romeo, B.P.M., Carraro e Isotta Fraschini.

Guido Cattaneo, meccanico Isotta Fraschini, avvia la collaborazione con Baglietto e crea un motore speciale, marino per racer, con 6 cilindri e una potenza di 350 cavalli. Con questo motore su uno scafo Baglietto, Antonio Becchi nel 1931 è il primo pilota italiano a conquistare il record mondiale di velocità della 12 litri, la Formula 1 di quegli anni e nel 1933 lo stesso Guido con il suo Asso è primatista mondiale di velocità e fondo.

Nel 1934 a Palm Beach, in Florida, un altro racer Baglietto, il Lia V annienta le barche americane della Gold Cup. Lo stesso anno il Conte Rossi di Montelera, al volante di Ravanello, batte il suo stesso record mondiale di velocità sul miglio raggiungendo i 122,22 km/h, con un motore Maserati 16 cilindri da 340 CV .

Successivamente con il velocissimo Alagi, Montelera diventa campione del mondo e vince le gare iscritte al campionato in Europa, a Venezia e a Ginevra e la Gold Cup negli USA, a Detroit.

Nel 1938 Baglietto conquista un altro trionfo ad Arona con Asso RB concepito sempre in collaborazione con Guido Cattaneo, realizzando il record mondiale nella classe 800 kg a più di 150 km/h di media, raggiunti grazie al suo motore Isotta Fraschini di 12 litri da 500 CV a cui è accoppiata una doppia elica per l’epoca rivoluzionaria.

 

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03.

Automobili marittime

All’inizio del 1900 i grandi cantieri sono ormai in via di estinzione e rimangono attive piccole attività, che si orientano verso le costruzioni di barche a vela, canotti a remi, barche da pesca, lance di servizio per le grandi navi e verso i canotti automobili, i motoscafi che sono la novità dell’epoca.

Pietro Baglietto, specializzato nella costruzione di piccoli scafi a vela, gozzi e canotti, al comparire sulle spiagge dei primi motoscafi, abbraccia con entusiasmo le nuove idee di modernità, e associando le sue capacità di grande “maestro d’ascia” e conoscitore delle linee giuste e delle proporzioni armoniose produce le sue elegantissime e velocissime barche a vela e i suoi primi raffinatissimi canotti automobili.

Ben presto chiamate automobili marittime, queste barche, le prime da diporto, seguono la moda del futurismo dei primi anni del 1900 e montano motori francesi, inglesi e americani anticipando l’avvento dei motori marini italiani.

Mentre il mondo della vela rimane più tradizionale, la nascente motonautica conta invece sempre nuovi adepti, una clientela borghese più attratta dal moderno e dalla novità che condivide la crescente infatuazione della società europea per i motori, sempre più affidabili e performanti.

 

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04.

Battelli automobile

Nel 1908 Pietro Baglietto con il figlio Bernardo fonda la S.I.A.M. (Società Italiana Automobili Marittime) con cantieri specializzati nella costruzione di motori a scoppio. La S.I.A.M. costruisce oltre alle automobili marittime anche le cosiddette barche da casata o battelli automobile: sono “limousine dell’acqua” a servizio delle ville o cruiser per le gite giornaliere sui laghi, fast commuter per trasportare gli armatori da terra allo yacht in mare.

Giacomo Puccini è fra i primi a commissionare a Baglietto nel 1911 una barca a motore di nuovo tipo, il Cio Cio San di 13,50m, progenitore del moderno motoryacht ed evoluzione delle barche da trasporto passeggeri realizzate per portare i passeggeri dalla spiaggia alle navi e delle barche da lavoro

Nel 1932 Gabriele D’Annunzio, scrittore, poeta, soldato e pilota con ruolo preminente nella scena politica e culturale degli inizi del XX secolo, diventa armatore del 12 metri Alcione.

All’inizio degli anni ’30, anche Guglielmo Marconi si rivolge a Baglietto per trasformare in laboratorio e residenza galleggiante la famosa nave Elettra, acquistata in Inghilterra.

Con clienti di questo spessore, il cantiere ha cavalcato il boom della nautica di questo periodo con barche sempre più grandi e veloci, a motore e a vela, capaci di fare incetta di allori sportivi e di armatori dai nomi sempre più importanti.

 

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05.

Motoscafi reali

Tra gli acquirenti del Cantiere Baglietto negli anni ’30 ci sono Alfonso XIII, l’ultimo Re della Spagna pre-repubblicana e nel 1938 Vittorio Emanuele III che utilizza come motoscafo di rappresentanza un M.E. 91 di 15 metri, leggermente più lungo del M.E. 93 assegnato a Benito Mussolini.

Anche la principessa Elena del Montenegro che diviene Regina d’Italia nel 1900 quando Vittorio Emanuele III sale al trono commissiona un motoscafo a Baglietto.

Poco più tardi, nel 1951, il Re d’Egitto Faruk ordina un cabinato di 11,50 m e due motoscafi da usare come tender per il suo yacht.

Questi sono tutti motoscafi veloci, molto slanciati e molto eleganti, dotati di una sovrastruttura compatta che ospita una confortevole cabina seguendo l’estetica dell’epoca, quasi a emulare lo streamlining dei profili delle auto dell’epoca. Queste barche con carene e motori performanti non solo non hanno nulla da invidiare alle migliori produzioni inglesi e americane ma hanno anche in più una notevole eleganza. A Varazze, dal 1938 al 1940, il Cantiere Baglietto vara alcuni dei più bei motoscafi da diporto dell’epoca.

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06.

Idrovolanti

Fin dall’inizio del 900 Varazze è una rinomata località turistica e sulle sue spiagge poco dopo il 1910 cominciano ad attraccare i primi idrovolanti.

Nel 1915 con il periodo bellico, a causa dell’elevata richiesta di velivoli, le principali aziende aeronautiche cominciano ad affidare la costruzione su licenza di idrovolanti a diversi cantieri navali. Bernardo Baglietto dopo aver costruito e fornito scarponi (galleggianti) per gli idrovolanti e le leggerissime navicelle dei dirigibili, decide di dedicarsi anche alla produzione delle carlinghe e delle ali degli idrovolanti.

Nel 1915 fa erigere sulla spiaggia in località San Nazario, vicino al suo secondo cantiere navale dedicato alla costruzione delle barche per la Marina Militare, un capannone con la scritta C.I.V.E.S. (Costruzioni Idrovolanti Varazze E Scuola). La nuova fabbrica realizza, in collaborazione con aziende aeronautiche quali SIAI – Marchetti e Macchi, un gran numero di idrovolanti richiesti dallo sforzo bellico.

Stefano Baglietto, il terzogenito, ufficiale di marina e aspirante guardiamarina nella prima guerra mondiale diventa pilota degli idrovolanti Macchi L3. Perderà la vita tentando un record di altitudine e di velocità.

Finita la guerra, la scuola chiude e la fabbrica cessa l’attività ma la costruzione di parti per idrovolanti prosegue nei cantieri navali. In totale, comprendendo la costruzione di velivoli interi e quella di parti per terzi, C.I.V.E.S. e Baglietto hanno realizzato circa 1500 esemplari.

 

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07.

Mas e barchini esplosivi

Il contributo alle costruzioni militari dei cantieri Baglietto è fondamentale nelle due guerre e in particolare grazie alla produzione di M.A.S. Motoscafi Armati Siluranti. Si tratta di motoscafi molto performanti costruiti in due tipologie: quelli dislocanti e quelli plananti.

Nella prima guerra mondiale in un primo tempo i dislocanti venivano acquistati in Francia e allestiti ed armati nei cantieri italiani. I primi plananti, invece, nascono da un progetto della veneziana S.V.A.N., e, dopo i successi dei comandanti Rizzo e Ferrarini, vengono affidati anche ad altri cantieri per soddisfare la elevata richiesta della Marina.

Nel corso degli anni ’30 Vincenzo Vittorio Baglietto, alla ricerca di prestazioni maggiori, sviluppa per i M.A.S. un nuovo tipo di carena planante a redan, concentrato di tutte le competenze tecniche accumulate, che suscita il forte interesse delle marine militari in quanto consente una planata più allungata e maggiore velocità.

Nel giugno del 1932, il M.A.S. 431 diventa il prototipo di questa nuova generazione di carene, una costruzione sperimentale in legno, di 16m che raggiunge i 45 nodi con ottima manovrabilità e tenuta di mare.

È del ‘47, il record di velocità di categoria di Eugenio Silvani su un M.A.S. della serie 500, rimasto a lungo imbattuto.

Nel 1939 Baglietto ottiene la commessa per dei barchini esplosivi e con l’ing. Guido Cattaneo risolve i problemi della Marina Militare realizzando il primo piede poppiero ad eliche controrotanti precursore dei moderni motori fuoribordo.

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08.

Yacht a motore

Negli anni ’30 nasce e si diffonde la nautica di lusso e il cantiere Baglietto comincia ad avere molti facoltosi clienti che commissionano i primi grandi yacht a motore.

In particolare si ricordano: il Tigre del commendatore Mario Perrone; i numerosi Ester di Andrea Mario Piaggio, ingegnere afferente all’illustre famiglia di industriali genovesi; l’Algaiola del conte Carlo Felice Trossi, pilota gentiluomo, campione automobilista, tra i fondatori della scuderia Ferrari; il Millemiglia del conte Franco Mazzotti.

È questa l’epoca in cui il mito della velocità su ruote e sul mare è coltivato, osannato e celebrato dai seguaci delle correnti futuriste, anche appassionati di volo e temerari piloti di aerei da caccia militari e idrovolanti della prima guerra mondiale.

Dopo la seconda guerra mondiale alcune unità ausiliarie da guerra vengono trasformate dal cantiere Baglietto in motoryacht da diporto e in motopescherecci oceanici.

Di particolare significato, negli anni ’50, è la trasformazione della motolancia modello Fairmile nel motoryacht Montecristo e di un dragamine americano nel motoryacht Sereno, per l’imprenditore Angelo Rizzoli.

In questi anni, il nome di Baglietto è conosciuto in Italia e in Europa sia fra i tradizionali appassionati di piccole imbarcazioni veloci, come fra i capitani d’industria e i nobili, armatori di grandi yacht.

Baglietto è un nome che rappresenta la nautica da diporto per eccellenza e che è diventato simbolo della nautica italiana, rappresentato in tutte le grandi esposizioni nazionali e internazionali.

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09.

Yacht a vela

Dopo la prima guerra mondiale rinasce il desiderio di godersi i piaceri della vita e rinasce l’attività velica da competizione e da circolo nautico; aumenta anche la richiesta di grandi yacht a vela con motore ausiliario.

Vincenzo Vittorio, responsabile della direzione tecnica del cantiere, disegna per Luigi Vignolo, il magnifico ketch Entella di 22 m che viene varato nel 1922. Seguiranno le belle barche degli anni ’30: lo Janua (26,5 m) armato a ketch per il commodoro Andrea Luigi Piccardo di Genova nel 1928; la goletta Pofi (20,85 m) per il Conte Alfonso Bruzzo di Genova, nel 1932.

Il Pofi costituisce uno dei più pregevoli esempi di architettura e di arredamento navale, connubio tra l’arte del costruttore e le qualità di un buon armatore; la cura nella scelta dei materiali e l’esperienza nella progettazione e nella costruzione vengono abbinati al prestigio e l’eleganza estetica. Questa splendida goletta rimasta di proprietà dei Conti Bruzzo fino al 1971, naviga ancora oggi con il nome di Nina Luisita. Restaurata nel 2006, ha mantenuto l’armo originale e gli interni in stile déco.

Guglielmo Marconi, all’inizio degli anni ’30, si era rivolto a Baglietto per trasformare in laboratorio e residenza galleggiante la famosa nave Elettra, acquistata in Inghilterra.

Con clienti di questa notorietà, il cantiere ha intercettato e cavalcato il boom della nautica di lusso.

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10.

Derive

Già a partire dagli anni ’70 del 1800, il cantiere costruisce innumerevoli piccole imbarcazioni a vela.

La prima storica è il cutter Rosy per il conte Ponza di San Martino di Torino, lunga 7,50 metri, a prua dritta, con albero e vele Baglietto, realizzato tra una fornitura e l’altra delle lance per le navi in costruzione nei cantieri Odero e Ansaldo.

È del 1888 Antonio, la prima barca da deriva a cui seguiranno molte altre tra cui Cisco, la prima deriva mobile ligure, che partecipano alle regate dal Tigullio alla Costa Azzurra, riportando notevoli successi.

In seguito, insieme alle regate nazionali e internazionali delle Classi Metriche a stazza internazionale (S.I.) per armatori più agiati, si disputano anche regate di circolo di barche più piccole come gli Houari, i Dhingy, i 12 piedi S.I. e i 18 piedi S.I.

A queste partecipano anche gli Argus, gozzi a vela nati dal sodalizio tra l’ambiente popolare della pesca e i maestri d’ascia e le Lupe ” barche del popolo” di epoca fascista.

Altre barche di serie realizzate dal cantiere tra gli anni ’30 e ’60 sono le Star, costruite in 92 esemplari, di cui moltissime per la Regia Marina, tra le quali il Legionario (1938) che guadagna il 5° posto alle olimpiadi di Londra del 1948; i Lightning, e i Dragoni: nel 1951 Galatea II vince le selezioni preolimpiche della classe Dragone e si aggiudica il 9° posto alle olimpiadi di Helsinky.

Nel 1952 nasce il Flying Dutchmann che diventerà classe olimpica dal 1960 al 1992.

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11.

Classi metriche

A fine ’800 le regate veliche animano la Riviera Ligure e la Costa Azzurra.

Inizialmente Pietro Baglietto si cimenta nella progettazione e realizzazione di barche con linee di sua creazione e vittoriose nelle regate; in seguito si cimenta anche con progetti di architetti stranieri di fama consolidata.

Nel 1906 nasce il regolamento per le Classi Metriche a stazza internazionale (S.I.) e Baglietto costruisce Albarina, il primo “6M” S.I.; seguiranno Colibrì del 1907 di Francesco Giovannelli che poi disegnerà in prima persona il suo secondo 6M Bamba seguiti da Nele e Petra.

Alla fine della prima guerra mondiale, che aveva interrotto le competizioni veliche e la costruzione di barche, le attività agonistiche riprendono con nuovo vigore e in cantiere arriva come nuovo progettista Vincenzo Vittorio Baglietto, fratello minore di Bernardo e laureato in ingegneria navale a Glasgow.

Dagli anni ’20 fino al 1956 il cantiere Baglietto costruirà ben 55 Classi Metriche S.I. molte delle quali saranno vincenti: l’8M S.I. Viria vince a Genova nel 1926, poi il 6M Cora IV che con Enigma e Mebi farà vincere all’Italia la Coppa del Tirreno mentre Mati di Rolla Rosazza vince per la prima volta negli Stati Uniti.

Tra gli 8M S.I. c’è Cheta del 1925 e Bamba del 1927, che partecipa alle Olimpiadi di Amsterdam- Zuiderzee (1928) e vince la Coppa d’Italia a Le Havre (1930) e a Genova (1932).

Nel 1928, l’aristocratico genovese Marchese Franco Spinola, fa progettare da Vincenzo Vittorio Baglietto La Spina 12M S.I.

Il 1931 e 1932 è tutto un fiorire di 6M S.I.: con il Twins III dei fratelli Oberti e il Viky II la vela italiana si fa largo e ottiene risultati in Francia, ma anche nel nord Europa in Svezia, Norvegia, Danimarca e Germania.

Il Bona progettato da Vincenzo Vittorio nel 1934 per Eugenio di Savoia Genova, Duca d’Ancona, conquista nelle mani del suo secondo armatore – Harold W. Rosasco – un’impressionante serie di vincite: su 49 regate ottiene 35 vittorie.

Tra il 1928 e il 1933 Vincenzo Vittorio Baglietto è rappresentante per l’Italia nelle conferenze della Federazione Internazionale della Vela ed è l’affermato progettista al servizio di re, principi e famosi skippers. A lui si rivolgono il Re di Spagna Alfonso XIII e i principi italiani, oltre a Gabriele D’Annunzio e Guglielmo Marconi.

Nel secondo dopoguerra con l’ingresso in cantiere della terza generazione di Baglietto, Pietro come progettista e Giampiero, vengono varati nuovi 6M S.I. tra cui il Ciocca e i nuovi 5.50M S.I. che diventano classe olimpica nel 1952 ai giochi di Helsinky, insieme al Dragone e alla Star.

Tra il 1952 e il 1964 ne vengono varati altri 23: i Twins di Max Oberti, i Volpina progettati dall’ingegner Carcano della Moto Guzzi, il Manuela sempre su progetto Carcano, realizzato per l’allora presidente dello YCI Beppe Croce e i Violetta per Gino Alquati tutti molto competitivi e vincenti nelle regate.

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12.

One of a vela – Anni 50

Dopo la seconda guerra mondiale il cantiere realizza alcune delle più belle barche da crociera e da regata del tempo progettate sia dagli stessi Baglietto che dai più famosi progettisti navali del tempo.

Nel 1948 su progetto Baglietto nasce il Caroly, uno yawl di 23,66 metri costruito con preziose essenze di teak, mogano e iroko per il Commendatore Riccardo Preve di Genova ora ceduto alla Marina Militare.

Nel 1951 Pietro Baglietto, che si era laureato a Genova si distingue per un design rivoluzionario. Il suo Lanzerota, un III classe R.O.R.C. (Royal Ocean Racing Club), con uno scafo innovativo nelle linee d’acqua e nelle appendici, velocissimo in regata, farà nascere polemiche a non finire e susciterà al suo apparire giudizi contrastanti per la sua modernità.

Il Robur II (1952) e gli yacht della prima classe R.O.R.C. sono progettati combinando le velleità agonistiche con le comodità della vita di bordo: tra queste Miranda IV del 1951 per Carlo Ciampi (progetto Laurent Giles), Mait I per Italo Monzino, il fondatore dei magazzini Standa di Milano ed Ea per Guido Giovannelli e Filippo Cameli entrambe del 1953. Ea vincerà nel ‘53 il “Nastro Azzurro del Mediterraneo”.

L’ultima barca a vela costruita dal cantiere è Mait II su progetto di Sparkman&Stephens nel 1957, ancora per il Cavalier Monzino, che nel 1959 partecipa come prima barca italiana al Fastnet.

 

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13.

One of a motore – Anni 50

Alla fine degli anni ’50 il GA 30 commissionato dall’Avvocato Agnelli segna un importante progresso nella carena e una svolta nello stile dell’arredamento.

Nel 1952 l’Avvocato acquista dal cantiere Baglietto il Gim, un open con carena sportiva costruito nel 1940 per il segretario del partito fascista Ettore Muti con la prua slanciata e la poppa a scivolo e lo fa ristrutturare aggiungendo una piccola tuga e lo vara con il nome Covenant. Poi nel 1958 commissiona Leopolda, un motoscafo cabinato di 9,50 m che è per metà day cruiser e metà open.

Per lo scafo del GA 30, nel 1961, Agnelli preferisce usare un progetto di Peter du Cane del cantiere militare inglese Vosper, con la carena con il fondo a diedro costante nella zona di poppa e lo spigolo di prua più largo e più alto, entrambi i dispositivi introdotti per migliorare le prestazioni di velocità.

L’intenzione era quella di raggiungere i 40 nodi che però non furono mai raggiunti. Agnelli aveva portato in cantiere l’architetto Amedeo Albertini, progettista della sua villa sulla collina torinese per lavorare agli interni del GA 30 insieme al suo giovane di studio, Paolo Caliari.

Quest’ultimo restò a lavorare nel cantiere per qualche anno affiancando Pietro Baglietto e provenendo dal modo degli albori del migliore design italiano aveva portato una ventata di novità negli arredi della nautica. Collaborò alla realizzazione delle nuove barche in serie che ebbero grande successo durante tutta la decade degli anni ’60.

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14.

Marina militare

Il Genio Navale si rivolge al cantiere Baglietto fin dall’inizio della sua attività. Numerosissime sono le forniture a partire dal 1890. Nel 1908 il cantiere studia e costruisce un prototipo di idroplano in base agli studi dei Capitani del Genio Gaetano Crocco e Ottavio Ricaldoni e nel 1911 il Ministero commissiona la costruzione di navicelle per dirigibili. Innumerevole è la flottiglia di motoscafi e lance destinate al servizio delle navi e dei diversi organi della Marina Militare, ma è durante le due guerre che l’attività in campo militare raggiunge il suo apice.

Allo scoppiare della prima guerra mondiale importanti innovazioni tecnologiche e sperimentali segnano lo sviluppo dei M.A.S., Motoscafo Armato Silurante, piccole e veloci unità di attacco plananti, armate con siluri ma trasformabili anche in cannoniere. Anche i MAS dislocanti, lunghi circa 20 metri, arrivano dagli USA e vengono allestiti ed armati nei cantieri italiani.

La costruzione di entrambi gli scafi continua fino alla seconda guerra mondiale con le marine militari straniere che commissionano a Baglietto nuove unità per la flotta: dalla Finlandia alla Svezia, dalla Francia al Giappone, dall’Algeria a Israele all’Indonesia.

Nel 1956 il cantiere Baglietto lavora per la Marina Israeliana e negli anni ’60 da Varazze partono dei pattugliatori in acciaio di 42 metri per l’Indonesia. Per più di un decennio Baglietto continua a fornire di guardacoste veloci la Guardia di Finanza italiana, con la versione militare del 20M denominato “Classe Meattini” costruito in decine di esemplari a partire dal 1969 che raggiunge i 33 nodi di velocità massima e i 25 nodi di crociera.

Dislocante: https://it.wikipedia.org/wiki/Carena

 

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15.

Serie delle isole

Negli anni ’50 il cantiere superata la fase critica del dopo guerra, si cimenta nella costruzione di motoscafi da diporto destinati a un pubblico più vasto. Inizia a sperimentare la costruzione in serie adottando l’uso del compensato marino.

Le prime barche della “serie delle isole” sono Elba, Capri, Ischia, Maiorca e Minorca: hanno linee nuove e accattivanti, di rottura rispetto alla tradizione, frutto della ricerca di alte prestazioni unita ad abitabilità, comodità e a una buona tenuta di mare. Realizzate con le sofisticate carene derivate dai M.A.S., che consentono una velocità elevata, le barche della Serie delle Isole hanno successo immediato, giustificato dalla qualità dei materiali impiegati e dall’ottimo livello di finiture.

Queste barche dalle linee marcate e dai colori pastello diventano presto l’essenza di uno stile mediterraneo, tipico degli anni della dolce vita, commissionate da personaggi come Peter Sellers, Mike Buongiorno e Christina Onassis.

Nel 1962 apre per la prima volta il Salone Nautico Internazionale di Genova e il cantiere Baglietto vi espone le sue “Isole” con grande successo.

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16.

Serie metriche

Durante gli anni ’60 grazie alla “serie metrica” Baglietto conosce uno dei suoi migliori momenti sia per la quantità delle barche prodotte che per la qualità e la ricercatezza delle soluzioni tecniche e stilistiche.

Il 18M, la barca di serie più lussuosa mai realizzata dal cantiere ancora con il fasciame tradizionale e altissimi costi segna la transizione verso le successive che saranno costruite in compensato marino con un’enorme semplificazione costruttiva. Con il 16.50M del 1967 si arriva addirittura alla prefabbricazione e produzione in serie degli interni.

Il 16.50M disegnato da Pietro Baglietto con la collaborazione dell’architetto Paolo Caliari ha forme più geometriche e meno sinuose, e il suo successo genera una nuova tendenza. Introduce per la prima volta nel Mediterraneo il “fly-bridge” nato dalla richiesta del mercato americano per sfruttare anche il tetto della sovrastruttura.

Tutta la serie metrica compreso il 20M è molto apprezzata dagli armatori, ne sono state costruite 196 in totale e ancora i personaggi dell’epoca come Ranieri di Monaco, Peter Sellers e Virna Lisa possiedono barche Baglietto.

Negli anni ’70 gli armatori chiedono barche più grandi e veloci e il cantiere inizia anche a produrre scafi in lega leggera, nascono i 26M.

Negli anni ‘80 si avvia una produzione in serie in alluminio, l’Ischia 80 che ha un design totalmente nuovo e arrotondato, ma con la crisi del petrolio e clienti sempre più rari la famiglia Baglietto è costretta nel 1983 a cedere l’attività.

Queste barche dalle linee marcate e dai colori pastello diventano presto l’essenza di uno stile mediterraneo, tipico degli anni della dolce vita, commissionate da personaggi come Peter Sellers, Mike Buongiorno e Christina Onassis.

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